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PROGETTO IL CILIEGIO

Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi

(Pablo Neruda)

L’adolescenza è un’età di profondi cambiamenti,una tappa evolutiva segnata da radicali trasformazioni. La parola chiave potrebbe essere crisi, crisi della percezione del proprio Sé, in una contrapposizione tra“Chi sono?” e, soprattutto,“Chi sarò?”.L’alternanza tra sentirsi bambino/a e percepirsi adulto/a crea un “pacchetto di emozioni” indecifrabili, non sempre convertibili in pensiero e spesso vissute come incontrollabili.

Alcuni comportamenti tipici dell’adolescenza sono:

- un ragazzo che è stato responsabile per anni su alcune cose può improvvisamente chiedere che altri le facciano per lui;

- si può passare dal reclamare di essere lasciati soli al chiedere attenzioni extra;

-il punto di riferimento diventa il gruppo dei coetanei;

- un ragazzo cortese ed educato può improvvisamente diventare ribelle e irrispettoso e può alternare questi modi di porsi con disinvoltura;

-si alternano momenti in cui si nutrono grandi e, spesso, irrealistiche aspettative verso sé stessi con momenti di bassa autostima;

- l’adolescente lamenta che i genitori interferiscono con la sua ricerca d'indipendenza;

-si dà una grande attenzione al modo di apparire e al proprio corpo;

-si riduce la stima nei confronti dei genitori e, dal punto di vista emozionale, si è più distaccati da loro;

- si ricercano nuove amicizie che sono cambiate frequentemente;

- si dà grande importanza al gruppo di amici, con alcuni dei quali ci s'identifica, mentre con altri ci si mette in competizione;

-tipico di quest'età è avere un diario, che è un aiuto ad analizzarsi interiormente;

- gli interessi intellettuali hanno un'importanza crescente;

-una buona parte delle energie vengono rivolte verso attività creative e lavorative;

-si sviluppano ideali e si selezionano modelli a cui ispirarsi;

-si ha maggiore presa di coscienza di sé stessi;

-si accresce la capacità di fissare obiettivi personali da raggiungere;

-il ragazzo è interessato a ragionamenti che hanno a che fare con la morale.

Nell’età che va dai 14 ai 18 anni si sogna di vivere liberi da qualsiasi imposizione:a volte fa male la consapevolezza di dover comunque sottostare alla figura adulta ma, inconsciamente, nella parte più profonda di sé, l’adolescente sa di aver bisogno di regole, di un freno da parte dell’adulto e in realtà lo pretende.

È più che altro il bisogno di rifugiarsi da qualcuno nei momenti di difficoltà, è il bisogno di protezione avvertito nei genitori quando questi si mostrano poco permissivi: è cosi che il ragazzo percepisce l'attenzione rivolta nei suoi confronti, che capisce che non è solo al mondo, con le sue paure dettate dal corpo che cambia, dalla continua ricerca di se stesso, dal raggiungimento dei suoi sogni.

Ecco perché un “no” possiede una forte valenza educativa e può aiutare a crescere.

Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere

Cosa significa Educare?

Deriva da e-ducere, cioè condurre via, condurre fuori da: dà l’idea di fare uscire, portare all’esterno,vale a dire simbolicamente far emergere dal bambino quello che già c’è, potenziarlo ed insegnargli a gestirselo.

Nel mio lavoro di formatore con gli adolescenti cerco sempre di “formare” e allo stesso tempo “educare”, cercando di far emergere le loro risorse interne e i loro talenti.

All’interno del mio progetto per la responsabilità sociale, questo mese ho voluto dedicarmi ai ragazzi di una classe terza superiore di un Centro per la formazione professionale della provincia di Varese.

Il progetto aveva la finalità di preparare gli alunni a sostenere il loro primo colloquio di lavoro.

Ho deciso di progettare un piccolo percorso nel quale i ragazzi si sperimentassero attraverso il Bilancio delle Competenze, autovalutandosi. L’obiettivo era far emerge i loro punti di forza e le eventuali aree di miglioramento per poter scrivere un CV in modo efficace. Abbiamo poi simulato attraverso dei role-play il momento della selezione del personale e, come ha detto uno dei ragazzi coinvolti, abbiamo imparato il galateo del colloquio di lavoro.

Le ore sono state così strutturate (6 ore con attività di gruppo e un’ora con attività individuale):

- Bilancio Competenze I parte

- Bilancio Competenze II parte

- Redazione di un CV efficace e simulazione della selezione del personale

Ecco i loro feedback sul percorso fatto insieme in aula.

· ho imparato a effettuare una autovalutazione;

· è stato un percorso utile a livello personale e lavorativo;

· mi è piaciuta la condivisione di gruppo dopo le lezioni in aula;

· ho capito quali sono i miei punti di forza e quelli da migliorare;

· mi ha aiutato a ragionare su punti, cosa che non faccio di solito;

· ho tirato fuori cose mie nascoste;

· ho imparato a essere sicuro e autonomo;

· ho capito cosa voglio fare nella vita;

· ho più voglia di realizzarmi;

· questa è un’opportunità perché ho trovato una persona che mi ha ascoltato e ho tirato fuori cose che prima non riuscivo ad esprimere;

· ho imparato a relazionarmi;

· mi è piaciuto descrivermi attraverso i successi.

Un Bilancio Competenze, meglio se realizzato sotto la guida di un esperto, permette dunque di acquisire una migliore e più approfondita conoscenza dei propri talenti, per redarre un curriculum realmente rappresentativo ma anche per indirizzare meglio la ricerca di lavoro. Inoltre è uno strumento fondamentale per far sì che la propria presentazione durante il colloquio con un selezionatore possa diventare immediatamente lo strumento per esprimere punti di forza ed eccellenze, cioè quello che un recruiter deve notare nei pochi minuti a disposizione.


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