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#rifiorireitalenti


“Quando la persona partecipa è più sicuro che agirà per lo scopo”. Kurt Lewin

"Che cosa significa facilitare"?

Per rispondere a questa domanda ho preso spunto da una buona lettura :

"L ’Insegnate Facilitatore " di Pino De Sario ,Daniela Fedi ; Edizioni La Meridiana , anno 2011

( pag. 19,21,118,123)

“Il compito di facilitazione consiste nel destare l'attenzione e l'interesse, sostenere le motivazioni, predisporre contenuti semplificati e messi in risalto con accorgimenti dinamici, per favorirne l'elaborazione avviando alcuni processi, fornendo esempi,rinforzando i successi. La facilitazione si fonda sul dialogo, sul cambio di ritmo e sul fare, condizioni che tendono a creare dinamiche sia nel soggetto, attivando l ‘asse mente -corpo del ragazzo, sia nell'interazione studente -studente e studente- insegnante . Definiamo il quadro di principi portanti dell’ insegnante facilitatore in un dispositivo nuovo , che chiamiamo INFA; all’ interno del quale è predisposto l’ insieme di metodi e tecniche applicative di saperi complessi sottostanti. L’ obiettivo di questo dispositivo consiste nella facilitazione del gruppo-classe e delle riunioni di consiglio e oltre che dei colloqui coi genitori. . Le quattro funzioni del modello sono:

Coordinare, Coinvolgere , Aiutare e Attivare; vediamo insieme i loro significati:

Coordinare,ovvero catalizzare il contesto classe;

Coinvolgere significa comunicare, includere,negoziare, unire;

Aiutare vuol dire trasformare le negatività e in ultimo attivare,ovvero motivare l'apprendimento.”

Riporto l’intervista fatta a Michela Tanco, insegnate di lettere ( Italiano, Latino e Geostoria) del Liceo Cairoli di Varese.

- Cosa ti piace del tuo lavoro?

Mi piace imparare: insegnando fai sempre nuove scoperte, ti accorgi di poter imparare sempre di più e di riuscire a comunicare sempre meglio quello che hai appreso.

- Che tipo di insegnante sei? Come ti descriveresti? Prova attraverso tre qualità o punti di forza

Sono un'insegnante molto esigente e così mi descrivo agli alunni quando ci incontriamo per la prima volta. Credo che si percepisca il grande amore che provo per le discipline che insegno e, in generale, per la conoscenza. Penso che tre miei punti di forza siano la disponibilità, il rigore e la chiarezza.

- Cosa pensi degli adolescenti?

Molte cose! Soprattutto ora che sono madre di due adolescenti ... da insegnante percepisco questa 'categoria' come disomogenea, molto più di quanto sia evidente dall'esterno. In generale, credo che siano in un momento delicato e cruciale della loro esistenza e che vadano presi molto sul serio; è importante tanto aiutarli e supportarli, quanto responsabilizzarli e, talvolta, scuoterli dal torpore a cui si lasciano andare.

- Cosa è per te il talento?

Un dono prezioso che ognuno di noi possiede, in forme e misure molto differenti tra loro. Qualcosa che può e deve essere coltivato con senso di responsabilità verso se stessi e la collettività tutta.

- Cosa è importante nel tuo lavoro?

Nel mio lavoro è importante saper ascoltare: a volte gli adolescenti 'parlano' con il corpo, con gli atteggiamenti; ascoltare significa guardarli attentamente, cercare di comprenderli, percepire i loro mutamenti di umore. Più li si ascolta, più i ragazzi si fidano e la collaborazione diventa voluta da entrambe le parti e, per questo, proficua.

- Cosa gli allievi amano in me?

Non lo so .. Bisognerebbe capire se amano qualcosa! Forse amano i miei esempi paradossali(??), perché sono tratti dalla realtà concreta e li coinvolgono; quando Dante incontra Virgilio chiedo loro di dirmi che cosa farebbero se si vedessero davanti il proprio idolo ... si divertono molto a immaginarsi nella selva oscura!

- Sono soddisfatta quando?

Sono soddisfatta quando mi accorgo che un aspetto particolare, ad es. mentre stiamo spiegando o leggendo qualcosa, ha catturato l'attenzione della classe e tutti o quasi si dimostrano interessati e partecipi.

- Un valore a cui cerco fermamente di attenermi è?

Cerco di essere molto chiara nei rapporti con i ragazzi e di mantenere la coerenza, anche quando è difficile.

- Gli allievi contano su di me per?

Anche qui rispondere è difficile.

Alcuni allievi si fidano completamente, altri esitano a farlo, altri ancora si mettono in contrapposizione e chiudono il dialogo. Credo che da un insegnante i ragazzi si aspettino un filtro equilibrato e responsabile, attraverso il quale approcciarsi alla realtà, sia quella della loro vita quotidiana e sia quella inerente la scuola. Questo 'filtro' deve fornire loro strumenti utili a comprendere e interpretare il mondo nella sua complessità. Allo stesso tempo, l'insegnante non deve e non può sostituirsi a loro, che sono i veri protagonisti dell'apprendimento; perciò i ragazzi contano su di noi come punto di riferimento, ma non vogliono che imponiamo loro la nostra ottica.

La prima classe che ho avuto, alla fine del primo anno insieme, mi ha regalato un acquerello raffigurante un ponte; ho sempre pensato che quel ponte corrispondesse alla funzione che dovrebbe avere un insegnante: lasciarsi 'attraversare', dando piena disponibilità alle domande, alla sete di conoscenza, ai dubbi degli alunni e proponendo non certezze dogmatiche o nozioni pappagallesche, ma un sentiero grazie al quale ciascuno possa cominciare il proprio personale iter di ricerca.

Ringrazio Michela per il suo prezioso contributo.

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